Immigrazione, approvata alla camera la legge sullo jus soli e jus culturae

di Vincenzo Pascale

cittadinanzaLa Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ha approvato la riforma che rendera’ molto piu’ veloce il percorso per prendere la cittadinanza italiana. Ne hanno sicuramente beneficiato I figli degli immigrati in Italia, quelle “seconde generazioni” ancora considerate ingiustamente straniere.

Hanno votato a favore il partito Democratico, Area Popolare (Ncd -Udc), Per l’Italia – Centro Democratico, Scelta Civica e Sinistra Ecologia Libertà. Contrari Lega Nord e Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle si è astenuto.

Il testo, che unisce i principi dello ius soli temperato e dello ius culturae, ora passa al Senato e solo se lì verrà approvato senza modifiche potrà diventare finalmente legge. Qui di seguito i punti principali. 

I bambini nati in Italia saranno italiani per nascita solo se almeno uno dei genitori ha il permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extraue) o il “diritto di soggiorno permanente” (cittadini Ue). Altrimenti, come gli altri bambini non nati in Italia, ma arrivati qui entro i dodici anni,dovranno prima frequentare uno o più cicli scolastici per almeno 5 anni e, se si tratta delle elementari, concluderle positivamente.

Per l’acquisto della cittadinanza servirà una dichiarazione di volontà presentata in Comune da un genitore entro il compimento della maggiore età del figlio, altrimenti questo potrà presentarla tra i 18 e i 20 anni. Sempre tra i 18 e i 20 anni il diretto l’interessato potrà anche rinunciare alla cittadinanza italiana, purché sia possesso di altra cittadinanza.

Diverse le regole per i ragazzi arrivati in Italia entro i 18 anni di età. Potranno diventare italiani dopo sei anni di residenza regolare e dopo aver frequentato e concluso un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione professionale. In questo caso, però, non si tratterà di un diritto acquisito, ma di una “concessione”, soggetta quindi a una certa discrezionalità da parte dello Stato.

C’è anche una norma transitoria per chi ha superato i 20 anni, ma intanto ha maturato i requisiti previsti dalla nuova legge. Potranno infatti diventare italiani i nati in Italia o arrivati qui quando avevano meno di dodici anni, se hanno frequentato in Italia per almeno cinque anni uno o più cicli scolastici e hanno risieduto “legalmente e ininterrottamente negliultimi cinque anni nel territorio nazionale”.

Chi rientra nella norma transitoria avrà solo un anno di  tempo dall’ entrata in vigore della riforma per presentare in Comune la dichiarazione di volontà e diventare italiano. Dovrà poi però aspettare che entro sei mesi il ministero dell’Interno dia il via libera, dopo aver verificato che a suo carico in passato non ci siano stati dinieghi di cittadinanza, espulsioni o allontanamenti per motivi di sicurezza della Repubblica.

A nostro avviso, centrale in questa acquisizione della cittadinanza italiana e’ la frequenza scolastica e la susseguente conclusione di un ciclo di studi inferiore o medio. Insomma la cittadinanza si acquisisce attraverso non solo un processo di permanenza in loco (sul suolo italiano) ma anche attraverso la formazione scolastica. La cultura e l’istruzione rimangono I capisaldi di un processo di cittadinanza italiana. Ci sembra una via positiva alla acquisizione di una cittadinanza da tanti davvero desiderata. Le implicazioni sono interessanti e per certi aspetti ancora da scoprire. Pensiamo alla tanto famosa ricerca delle radici che potrebbe portare alla rivalutazione degli studi multiculturali se vogliamo postcoloniale. Da qui si muovera’ a riconsiderare, ci auguriamo, il ruolo dell’Italia nel recente passato. I passati due secoli. Un arco di tempo notevole che ha visto cambiamenti epocali in Europa e nel mondo con l’Italia protagonista e propositiva.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *