Riacquisto della Cittadinanza Italiana

di Renato Turano
passaportiNonostante qualcuno abbia addirittura puntato il dito contro il governo Renzi dopo il nulla di fatto alla Camera dei Deputati in relazione alla legge sulla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza, è bene chiarire che il discorso è tutt’altro che chiuso. Semplicemente perché quanto discusso e poi stralciato alla Camera, non era la sintesi vera di un lungo lavoro che – invece – prosegue al Senato della Repubblica. Il DDL n. 687, a prima firma Turano, Giacobbe e Micheloni, è da mesi in fase di discussione e analisi e – soprattutto – ha una “storia parlamentare” più forte in quanto, presentato il 22 maggio 2013 come primo atto dei senatori del PD eletti nella Circoscrizione estero, ha anticipato il disegno di legge della Nissoli di 1 anno e 7 mesi.

La proposta di legge Turano-Giacobbe-Micheloni affronta sostanzialmente tre questioni: la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana, l’eliminazione delle remore procedurali che si frappongono al pieno riconoscimento della facoltà di trasmissione della cittadinanza da parte della donna che abbia perduto la cittadinanza italiana senza sua volontà per matrimonio contratto con straniero prima dell’entrata in vigore della Costituzione, ed infine la possibilità di riacquisto della cittadinanza attraverso l’espressione della propria volontà per lo straniero o l’apolide del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado siano stati cittadini di nascita.

L’aspirazione al riacquisto della cittadinanza italiana merita particolari attenzione e tutela. Si tratta nella maggior parte dei casi, infatti, di ex cittadini italiani che esprimerebbero, attraverso la presentazione di una dichiarazione, la volontà tesa al riacquisto di una cittadinanza che possedevano e alla quale sono stati costretti a rinunciare a causa di disposizioni di legge, per l’Italia precedenti all’entrata in vigore della legge 5 febbraio 1992, n. 91, per altri Paesi fino al 2002, che oggi non trovano più attuazione nelle più moderne legislazioni sulla cittadinanza. La riapertura dei termini, inoltre, risolve anche il problema posto dai minorenni, ex cittadini italiani, che hanno perso la cittadinanza italiana senza mai esprimere una precisa volontà a causa della naturalizzazione del padre.

Oggi, fortunatamente, sussistono tutte le condizioni per richiedere la cittadinanza italiana senza perdere lo status civitatis del Paese dove ormai le nostre comunità italiane vivono e lavorano: ma non è possibile farlo perché il termine è prescritto. Per questo è necessario dare questa enorme possibilità ai nostri connazionali. Ed è importante farlo subito perché, al pari del riconoscimento della cittadinanza ai figli nati in Italia di stranieri regolarmente soggiornanti nel nostro Paese, lo status civitatis degli italiani all’estero è una delle questioni prioritarie che questa legislatura ha il dovere di affrontare.

La proposta presentata da Turano e dai senatori del PD, tra l’altro ed è bene sottolinearlo, non prevede alcun tipo di costi aggiuntivi per la sua applicazione, in quanto le procedure di riacquisto della cittadinanza rientrano già nelle competenze amministrative dei comuni e dei consolati.

Il disegno di legge ha già ottenuto il via libera della commissione Affari Esteri ed Emigrazione, della commissione Giustizia, della commissione Politiche dell’Unione Europea e attende soltanto l’ok della commissione Bilancio, prima di concludere l’iter burocratico in prima commissione Affari Costituzionali dove – tra l’altro – ci sarebbe già pieno appoggio da parte di tutti i gruppi per la sua approvazione e il trasferimento del testo all’aula. I ritardi in commissione Bilancio sono dovuti a dei cavilli tecnici legati ad una relazione più approfondita richiesta dalla stessa commissione al Ministero dell’Interno e al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Tempi tecnici, insomma, che seppur lunghi, non dovrebbero comprometterne il prosieguo dell’iter parlamentare.

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