Pittella a New York spiega il trattato tra l’UE e gli USA

di Sergio Gaudio e Andrea Mattiello

Dopo aver partecipato ai lavori a Washington DC sul TTIP, l’On. Gianni Pittella, presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, è stato in visita a New York dove, in un incontro al Circolo PD nel West Village, ha spiegato opportunità ma anche potenziali insidie dell’accordo commerciale in discussione tra Unione Europea e Stati Uniti

Da sin. Sergio Gaudio, l'On. Gianni Pittellla e Andrea Mattiello
Da sin. Sergio Gaudio, l’On. Gianni Pittellla e Andrea Mattiello

 

Nei giorni scorsi, il Presidente del gruppo dei Socialisti e Democratici Europei, On. Gianni Pittella, è stato in visita negli Stati Uniti per alcuni incontri, a Washington e a New York,  relativi alTranslatantic Trade and Invesment Partnership (TTIP), accordo commerciale attualmente in discussione tra gli USA e l’Unione Europea.

Durante la visita a New York, il Presidente Pittella nonostante una fitta agenda di impegni istituzionali che lo hanno visto visitare Ellis Island, incontrare il sindaco Bill de Blasio e successivamente la comunità italiana al Consolato Generale, ha trovato del tempo per un incontro con gli iscritti e i simpatizzanti del Circolo del Partito Democratico di New York.

Il Presidente Pittella infatti, nonostante non se ne occupi più direttamente, è stato responsabile dei DS per gli italiani nel resto del mondo, carica che ha lasciato quando è stato eletto al Parlamento europeo, e per questa ragione mantiene ancora un interesse nei confronti delle comunità italiane all’estero.

Dopo una nostra breve introduzione, l’On. Pittella ha condiviso con i presenti le sue riflessioni sulla situazione al TTIP, rimarcando come il trattato, pur essendo ancora ad uno stadio iniziale, ha certamente le potenzialità per costituire un importante passo per la crescita per i bilanci economici tanto statunitensi, quanto europei. Il Presidente dei Socialisti e Democratici ha sottolineato infatti che la crescita stimata del PIL europeo, se questo trattato dovesse andare in porto, sarebbe dell’ordine del 2-4%, certamente rilevante, ma ha anche aggiunto che il gruppo dei S&D non vuole l’accordo a tutti i costi, soprattutto se questo dovesse minare gli alti standard di mercato dell’Unione Europea, in modo particolare per quel che riguarda gli standard per i prodotti e il controllo di qualità del settore agro-alimentare europei in rapporto a quelli tuttora vigenti negli USA.

Il Presidente si è poi soffermato su alcune osservazioni critiche all’Europa, istituzione che ancora non ha completamente realizzato tutte le sue potenzialità. Il suo desiderio è, infatti, che l’Europa si avvicini all’esempio degli Stati Uniti soprattutto in materia di politica monetaria, di politica estera e militare.  Certamente, siamo lontani da quel modello: l’Europa manca di una politica estera unitaria, e continua a parlare con troppe voci, piuttosto che con un’unica voce. Da questo punto di vista, Pittella ha sottolineato la buona direzione verso una politica estera unitaria intrapresa dall’Alto Rappresentante degli Affari Esteri Europei Federica Mogherini, ruolo che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha fortemente voluto  per l’Italia, paese che ha oggi la possibilità di giocare un ruolo fondamentale, visto il risultato ottenuto dal Partito democratico alle ultime elezioni Europee, il cui gruppo è il più rilevante all’interno dei S&D.

Pittella, inoltre, ha ricordato i due risultati più importanti della Presidenza italiana in Europa, che ha portato ad un effettivo riconoscimento della flessibilità all’interno del patto di stabilità e, soprattutto, ad un piano di investimenti che, almeno nelle ipotesi di Juncker, dovrebbe contribuire  con  315 miliardi di euro, a stimolare la crescita e far risalire il PIL europeo.

Un’Europa ancora lontana, tuttavia, da ciò che dovrebbe essere e che deve migliorare anche in un momento particolare a seguito della minaccia del terrorismo. Pittella si rammarica, infatti, che ancora non esista un coordinamento dei servizi segreti europei, che non ci sia una banca comune per le informazioni che certamente aiuterebbe ad affrontare le cellule del terrorismo e ridurrebbe la questione dei foreign fighters. Pittella inoltre si augura che presto si arrivi a un accordo definitivo sul trattamento dei dati dei passeggeri in transito negli aeroporti europei.

Da questo punto di vista, è bene sottolineare, osserva ancora Pittella, che l’Europa non deve rinunciare alle libertà conquistate fino ad ora, al trattato di Schengen e che accanto alla sicurezza dei nostri confini, va migliorata la capacità di integrare e migliorare le condizioni di coloro che rimangono marginalizzati dalle nostre società. L’immigrazione è un elemento irrinunciabile per l’UE che è un continente in declino demografico e, in particolare, per il nostro Paese, è importante sottolineare che la minaccia certamente non avviene attraverso le carrette che affrontano il Mediterraneo, perché non è certamente quello il modo in cui i terroristi entrano nel nostro Paese.

In conclusione, quello con il Circolo di New York è stato un incontro estremamente interessante: sono infatti rare le opportunità di discutere con un parlamentare che, come Gianni Pittella, conosca davvero i meccanismi dell’Europa. Le parole del Presidente Pittella ci ricordano quanto sia essenziale il ruolo dell’Unione nei meccanismi non solo economici ma anche di geopolitica nello scenario globale e non possiamo non riconoscere quanto siamo ancora lontani da una forma europea vicina agli Stati Uniti d’Europa, che rimangono per Pittella uno scenario ideale a cui mirare e a cui ispirarsi. Siamo consapevoli che la cessione di sovranità nazionale è un argomento delicato, soprattutto in un momento come questo, in cui prevale lo scetticismo antieuropeista, in parte giustificato, per il ruolo che si attribuisce alla Troika, ma se l’Europa ha un futuro questo non può venire avendo paura delle forze della destra populista, ma piuttosto riconoscendo che le formule usate fino ad oggi hanno contribuito alla disgregazione del già debole tessuto sociale europeo e dunque avremmo bisogno di un’Europa più  coraggiosa, più progressista, più solidale con una politica comune ben oltre quella monetaria.

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