Europa: quale direzione? *

imagesA poche settimane dalle elezioni, il dibattito, in Italia, sull’Europa rimane piuttosto povero, conteso fra uno sterile Europa-sì-Europa-no, mentre molto poco si parla della direzione da intraprendere.
Eppure, la crisi avrebbe potuto fare da catalizzatore, dando la possibilita’ di rendere piu’ facilmente ‘digeribili’ alcuni concetti e, dunque, avrebbe potuto consentire di porre le basi per una discussione più ampia. Mi pare, francamente, che questo non stia avvenendo.

La prima questione che bisognerebbe porci e’ quali passi bisognerebbe intraprendere per favorire una maggiore integrazione del contesto europeo. L’eterogeneita’ del territorio, la crisi e del resto, le riforme attuate nel 2010 hanno visto uno spostamento verso un piu’ forte ruolo intergovernativo piuttosto che a passi verso l’assunzione di reali politiche integrate di sistema.

Sebbene quelle riforme abbiano calmato i mercati, e’ opinione comune che non vi sia alcuna garanzia che queste siano sufficienti per il futuro. Basterebbe soltanto questo per comprendere che vi e’ bisogno di intraprendere ulteriori passi.

Se diamo uno sguardo soltanto al lato economico-finanziario, che e’ quello su cui, a torto, ma lo faro’ anch’io in questo articolo, si discute maggiormente, il dibattito attuale dimostra una incapacita’ di intraprendere un cammino coeso.

Si prenda, per esempio, quello sull’unione fiscale.

Non vi e’ alcun dubbio che questo sarebbe un passo importante verso l’unione politica. Tuttavia, quale via verso l’unione fiscale si voglia percorrere rimane un mistero. Non e’ certo sufficiente quella di una EU con proprie tasse, ne’ lo sarebbe se ci si limitasse ad una armonizzazione della struttura entrate/spese degli Stati membri: l’unione fiscale ha un senso solo se ci si pone nella prospettiva piu’ ampia di una integrazione europea e, dunque, di una cessione anche in questo campo di sovranita’ nazionale.

Sempre nel campo economico finanziario, si guardi al dibattito sulla “banking union” o se si vuole dell’unione dei mercati finanziari. Su questo, le idee sono le piu’ disparate: si va da una supervisione centrale, a un regime di risoluzione europea, che richiederebbe grosse risorse, a uno schema comune per i fondi interbancari.
Si comprende dunque, che, nonostante la crisi, molte delle questioni sono ancora sul tavolo e se i decisionmakers desiderano una rinnovata fiducia, vi e’ la necessita’ di porre una chiara e decisa roadmap politica che mostri direzione, dimensioni e tempi.
Quel che e’ certo e’ che bisognera’ andare oltre l’unione monetaria e economica, ma questo necessitera’ di decisioni politiche chiave e di un piu’ ampio dibattito pubblico, visto che, come e’ successo nel passato,
l’approvazione e la credibilita’ dell’idea dell’Europa soffrono se i processi decisionali avvengono soltanto top-down, senza una seria campagna di informazione nei confronti dell’opinione pubblica.

E’, comunque, chiaro che l’immediata priorita’ sia quella di superare la crisi attuale e di cementare il grado di integrazione raggiunto oggi, partendo, dal mio punto di vista ovviamente, dalla conservazione dell’euro, ma la direzione non puo’ che essere che quella di avere dei livelli sovranazionali piu’ ampi, la qual cosa e’ possibile soltanto se si dara’ piu’ spazio e rilevanza a processi che tendano ad una maggiore coesione europea. Ad oggi, questo non mi pare assolutamente scontato ne’ mi pare, lo dico con rammarico, sia centrale nel dibattito che osservo. Sara’ che sono lontano.

* articolo scritto per il blog de L’Espresso

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